Chiudiamo il mese dedicato alle STEM con l’intervista a Silvia Sbaragli

Secondo una recente ricerca europea realizzata da Microsoft in collaborazione con la London School of Economics,“European Girls in STEM”, le giovani studentesse italiane sono tutt’altro che disinteressate alle materie scientifiche. Ben il 41,7% di loro si sente portato per la matematica e oltre il 49% per l’informatica, percentuali persino superiori alla media europea.
Un interesse quello per le STEM che nasce intorno agli 11 anni e che però cala progressivamente negli anni successivi. Di fatto, poco più della metà delle studentesse intervistate ritiene di poter ottenere in questo campo gli stessi risultati di un ragazzo e appena più del 12% intraprende poi un percorso scolastico legato alle STEM.
Silvia Sbaragli è responsabile del Centro competenze Didattica della Matematica del Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI di Locarno in Svizzera, un centro molto attivo che si occupa di formazione, ricerca e divulgazione di questa disciplina.
Una “donna STEM” a tutti gli effetti: la scelta di un percorso formativo scientifico, l’Università a Bologna, la collaborazione in Italia con Bruno D’Amore e infine la messa in campo delle competenze acquisite in un ambito di didattica universitaria che fonde ricerca e mondo della scuola. Quella di Silvia è una storia di successo, contrassegnata da passione, coraggio, determinazione e anche da incontri fortunati. Ecco il suo racconto.
Uno stereotipo da sfatare?
“Intanto vorrei smentire il luogo comune secondo cui le femmine ottengono migliori risultati nelle materie umanistiche e i maschi in quelle scientifiche.
Le ricerche che si basano sulla capacità di apprendimento degli studenti ci mostrano che non è così. Direi piuttosto che sono notevoli i condizionamenti che spingono i giovani, maschi e femmine, a fare scelte di vita più “convenzionali”, quelle che la società si aspetta generalmente da loro: studio delle materie umanistiche e attività professionali rivolte all’accudimento per le femmine e studio delle materie scientifiche per i maschi.
Il mio interesse per la matematica
“Fin dagli inizi del percorso scolastico, ho provato molto interesse per le materie scientifiche e un grande piacere nell’affrontarle. Ne percepivo la grande concretezza, essendo spesso legate al mondo reale, ma allo stesso tempo l’astrazione e la creatività.
Comprendere, interpretare e risolvere problemi, soprattutto in ambito geometrico, è sempre stata la mia passione: figure da immaginare nella mente, che ruotano, si sovrappongono, si scompongono…”
La scelta dell’insegnamento
“La scelta di intraprendere gli studi matematici, malgrado alcune resistenze “sociali”, mi è sorta con determinazione in terza superiore quando la mia docente di matematica mi chiese di aiutare un mio compagno di classe, un amico, che rischiava la bocciatura. Ho potuto così sperimentare il piacere dell’insegnamento e il gusto di riuscire a far comprendere la matematica agli altri. Il mio compagno “Sandrino”, passò dal 4 a 7 in matematica e rimase fortunatamente in classe con noi. La più grande soddisfazione che provai fu non solo di essere riuscita a fargli comprendere la matematica, ma soprattutto di fargliela apprezzare.
E così quell’anno mi dissi che quello sarebbe potuto essere il mio lavoro: creare una matematica piacevole e comprensibile a tutti! Un obiettivo ambizioso, ma che grazie alla spavalderia che caratterizza la gioventù mi appariva perseguibile. Decisi dunque di iscrivermi alla facoltà di Matematica a Bologna, circondata dallo scetticismo dei molti, che mi consigliavano una strada più semplice e “femminile”, come fare la maestra.
Qui ebbi la fortuna, al terzo anno, di avere come docente il prof. Bruno D’Amore che colse subito in me l’entusiasmo e la passione per la matematica e per le attività connesse al suo apprendimento. Un incontro fortunato per entrambi. Fu così che intrapresi il lavoro della mia vita, che ancora oggi tanto amo. Credo proprio che le scelte che si fanno dipendano in maniera decisiva dagli incontri e dalle occasioni che si presentano davanti a noi e che abbiamo il coraggio di cogliere.”

Apprendere la matematica deve essere un piacere
“Tra i più grandi traguardi del mio lavoro c’è da sempre quello di far sì che le persone che non hanno avuto un incontro fortunato con la matematica si riappacifichino con essa. Per questo ho costantemente lavorato per progettare e sperimentare fasi di apprendimento significative, efficaci e allo stesso tempo piacevoli, che favorissero lo scambio tra le persone. Ritengo che l’aspetto relazionale sia una componente fondamentale dell’apprendimento.
In questa prospettiva rientrano anche gli eventi che rappresentano una costante del mio lavoro: per esempio la “Festa della matematica”, realizzata al parco Oltremare di Riccione, e “Matematicando festival” che ogni due anni porta a Locarno circa settemila persone desiderose di vivere e condividere esperienze positive con la matematica(www.matematicando.supsi.ch).”
Da Bologna alla Svizzera
“È stato un altro incontro fortunato a dare un nuovo indirizzo alla mia vita professionale e a portarmi in Svizzera per la prima volta diciannove anni fa. Il prof. Gianfranco Arrigo frequentava da anni il Nucleo di Ricerca in Didattica della matematica di Bologna. Collaboravamo insieme a molti progetti, lui era prossimo alla pensione e cercava il suo successore. Non è stato facile per me lasciare il mio paese, anche se sotto il profilo lavorativo non l’ho mai veramente abbandonato.

Devo però riconoscere che a volte in Italia i tempi necessari a consolidare una posizione in ambito accademico si conciliano a fatica con le scelte familiari, soprattutto per una donna che sente l’esigenza di avere dei figli. È così che decisi che il Canton Ticino, non troppo lontano da casa, poteva essere la scelta migliore per avere una vita professionale senza penalizzare quella privata. Scelta che oggi non rimpiango: i miei due figli, Leonardo e Francesco hanno avuto sicuramente una mamma impegnata, ma anche sempre vicina.”
Un consiglio: seguite i vostri sogni
“Il consiglio che cerco di dare ai giovani è quello di seguire le proprie passioni, senza pianificare troppo quello che sarebbe meglio o giusto fare affidandosi alle convenzioni sociali o a criteri ipotetici come la maggiore disponibilità di lavoro. Ricordo che quando mi iscrissi alla facoltà di Matematica diverse persone mi consigliavano una strada più “moderna” come informatica, ritenendo la matematica una disciplina morta.
Un cliché che ancora oggi persiste, ma che è del tutto falso: la matematica è sempre stata e sempre sarà una materia di base fondamentale per la società e in grado di offrire numerose possibilità di lavoro. Ritengo che sia importante fare ciò che si ama e per cui si ha passione, con perseveranza e determinazione, anche se a volte occorre andare contro ai luoghi comuni: per le donne far parte di un mondo, quello delle STEM, dove le “quote rosa” sono nettamente minoritarie, e per i maschi quello di studiare materie umanistiche o scegliere professioni ritenute più femminili.”
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