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Insegnare Educazione motoria

Dallo scorso anno, nel team degli insegnanti di scuola primaria è prevista anche la figura del docente di Educazione Motoria. In questo articolo un giovane insegnante, entusiasta e motivato, ci racconta il suo percorso e le ragioni che lo hanno spinto a scegliere questo lavoro.

Insegnare educazione motoria

Nuove opportunità si sono aggiunte per chi vuole insegnare Educazione motoria. La Legge di Bilancio 30 dicembre 2021, n. 234 ha rappresentato una svolta per i laureati in Scienze motorie. La figura del professore di educazione motoria è entrata a far parte di diritto del corpo docente della scuola primaria, lo scorso anno in classe quinta e da questanno anche in quarta.

Per approfondire puoi leggere questa nota ministeriale.

Alessandro Spica è un giovane insegnante. La predisposizione allinsegnamento, ci racconta, ce lha nel sangue: sua madre è stata insegnante di Matematica e Italiano, lo zio è professore di Educazione fisica in una scuola secondaria da quarant’anni.

Ha sempre amato gli sport e ne ha praticati molti, di squadra e individuali: minibasket, nuoto e poi il calcio agonistico, ma soprattutto la pallavolo.

«Dopo la laurea in Scienze motorie ho frequentato due mesi di stage in una scuola secondaria a Urbino, affiancando linsegnante di educazione fisica. Cera grande feeling con i ragazzi, mi ascoltavano e mi chiedevano consigli per migliorare, soprattutto nella pallavolo».

Poi è arrivato il servizio civile. «Durante linverno insegnavo ginnastica dolce agli anziani in un centro sociale; destate ero tra gli animatori dei campi scuola della scuola secondaria di primo grado di quel comune. Mi sono reso disponibile a organizzare giochi sportivi e tornei con i ragazzi. In quel periodo ho veramente capito quanto fosse per importante stare con loro e aiutarli a crescere».

Insegnare Educazione motoria? Un insegnamento trasversale

«Parlando della mia esperienza dell’anno scorso in una classe quinta, il confronto tra noi insegnanti si è rivelato molto utile per mettere meglio a fuoco la personalità di ogni alunno.

Lora di educazione motoria, infatti, è spesso vissuta dai ragazzi come un momento di svago, unopportunità per esprimere unaltra parte di sé stessi in un contesto completamente diverso da quello dellaula scolastica. Come si comportavano con me i ragazzi e come si rapportavano tra loro? Collaboravano e partecipavano alla lezione? Erano rispettosi e capaci di aiutarsi reciprocamente?

Lanalisi di tutti questi aspetti ha fornito a noi docenti strumenti ulteriori per comprendere le caratteristiche di ognuno, la loro determinazione e il loro senso di responsabilità».

Premiare l’impegno e il rispetto

Nelle classi quinte i ragazzi si preparano a fare il “salto di qualità”, a livello di fisicità motoria e di vita sociale: il primo anno di scuola secondaria li aspetta.

«Ho riscontrato molti progressi nei ragazzini più timidi e riservati, soprattutto nel rapporto personale con i compagni. In classe cè magari chi è più brava/o in matematica che più brava/o in italiano e questo a volte può generare qualche senso di inferiorità in chi è meno portato per quelle materie. Ma nell’ora di educazione fisica questa dinamica sinverte. Cè chi è più dotato ovviamente e chi lo è meno, c’è chi “molla” e chi va fino in fondo, ma anche chi non ce la fa e si limita a ridurre gli errori. La costante è che, sempre, vengono premiati limpegno e il rispetto. E se ci deve essere una sfida: quella è con se stessi».

Un aiuto per i ragazzi iperattivi

Leducazione motoria può costituire un valido aiuto per migliorare attenzione e consapevolezza. A volte i bambini apparentemente più timidi e chiusi in sé stessi si rivelano i più vivaci, ed è importante supportarli e far loro capire che esistono regole da rispettare. E le attività di gruppo spesso sono utili per comprendere che ci sono regole e limiti da non oltrepassare.

«Nella scuola dove ho insegnato lo scorso anno, ho avuto allievi iperattivi, a volte anche un po aggressivi con i compagni. Ma a poco a poco il loro atteggiamento è cambiato. Mi sono sentito fiero di aver contribuito a creare un clima di armonia nella classe».

Alessandro, insomma, è un giovane entusiasta, riesce a entrare facilmente in sintonia coni suoi allievi, a consigliarli e a farsi ascoltare.

«Trascorriamo insieme al massimo due ore a settimana, non è molto. Ma osservare i miglioramenti che i miei alunni fanno nellarco dellanno è ciò che mi spinge ad essere così determinato nella scelta di insegnare nella scuola primaria, e che mi rende felice di fare questo mio lavoro».

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