Quando le regole sono chiare i bambini vivono meglio la quotidianità in classe. Il ruolo dell’insegnante? Determinante. Un nuovo interessante articolo di Maria Concetta Messina

Una piscina senza bordi
Una delle mie migliori amiche sarde ha paura dell’acqua alta e quando fa il bagno al mare sta in apprensione e non si allontana troppo dalla riva. Quando me ne accorsi la prima volta ne rimasi stupita, poiché sapevo che in piscina era una brava nuotatrice. “Il pensiero che in piscina sono circondata da bordi – mi confessò – mi toglie la paura.
Quando mi capita di attraversare i corridoi della mia scuola, spesso faccio attenzione alle aule da cui non proviene alcun rumore, a volte sono anche aperte, e mi avvicino per constatare se la classe sia realmente dentro. Se vedo che è così, faccio capolino e mi spertico di lodi nei confronti dei bambini per la loro capacità di lavorare tranquillamente e in silenzio. In realtà vorrei rivolgere tutti i miei elogi all’insegnante di turno perché so bene che il merito di quell’atmosfera è soprattutto suo.
Sillogismo
Provo ad addentrarmi in un sillogismo. Se non fosse così, come si spiegherebbe il fisiologico mutare di comportamento che gli stessi alunni azionano a seconda dell’insegnante che sta con loro?
Esistono senza dubbio dei gruppi classe in cui è oggettivamente più faticoso fare lezione a causa di componenti “endogene”, di dinamiche particolari, di “mistione” tra caratteri, di specifiche situazioni legate ad alunni con problematiche varie. Ma l’elemento determinante nella costruzione di un clima sereno di lavoro, rimane l’insegnante e la sua attitudine a dare molto valore a questo aspetto della vita scolastica.
I bordi: indicazioni e regole
I bambini hanno bisogno di vivere dentro un contesto di regole chiare. Si sentono spaesati e vulnerabili in assenza di confini, di argini ben definiti. Non sanno sino a dove possono spingersi se percepiscono confusione nelle indicazioni, nei modi e negli atteggiamenti.
Proprio come la mia amica sarda, hanno bisogno dei bordi della piscina per muoversi liberamente e non aver paura dell’acqua alta.
Non basta un cartellone
Istituire un ambiente sereno di lavoro è un obiettivo da perseguire sin dai primi giorni di scuola in classe prima e non può essere circoscritto ad un paio di lezioncine in cui si scrivono le regole dello stare assieme su un cartellone da appendere al muro e da dimenticare presto. O al quale, al contrario, ricorrere come se si trattasse di un prontuario di dogmi prescrittivi e inconfutabili: “Non si può fare! Guardate il cartellone!” (o, peggio: “C’è il cartellone!”).
Le regole dovrebbero essere il punto di arrivo di ragionamenti condivisi, mai imposte e calate dall’alto ma motivate e comprese.
- Per parlare solleviamo la mano e aspettiamo di essere chiamati perché se si parla contemporaneamente è impossibile capirsi e il chiasso dà fastidio a tutti.
- Durante il lavoro si sta seduti e in silenzio perché se tutti si alzassero e parlassero sarebbe impossibile stare attenti, ascoltare l’insegnante, concentrarsi e far bene le cose.
- Se camminiamo nei corridoi è bene non fare chiasso perché i compagni delle altre classi hanno bisogno di silenzio per lavorare (facciamo notare che se qualcuno fa troppo chiasso all’esterno anche per noi è un problema).
- In classe non si può correre perché ci possiamo fare molto male con i banchi, le sedie e gli arredi. Per correre occorrono grandi spazi come la palestra, i sentieri, il parco.
A questo punto la difficoltà è molto più nostra. Non basta concordare i comportamenti adeguati allo stare assieme, ma vigilare in ogni momento affinché i bambini li mettano in atto e li facciano propri. Inizia come un allenamento senza fine che, se avviato sin dalla classe prima, assicura buoni frutti per tutto il periodo a venire.
L’ultimo chiuda la porta!
Quando iniziai a lavorare nella mia attuale scuola, molte classi percorrevano come orde il tragitto per recarsi al parco e puntualmente lasciavano aperta la porta di ingresso. Parlai con gli insegnanti e dissi che ogni momento trascorso a scuola dovrebbe essere formativo, anche il percorso verso il parco: mi auguravo che i bambini venissero sensibilizzati a tenere presente le esigenze di tutti gli altri “occupanti” dello stabile.
“Bimbi, dobbiamo sistemarci in fila perché la maestra vi controlla meglio tutti e non vi perde…”
“State calmi perché nelle altre aule si continua a lavorare”
“E poi, siccome all’ingresso ci sono i nostri cari collaboratori scolastici che odiano il freddo, l’ultimo chiuda la porta!”
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