Trovare la concentrazione a scuola e mantenerla per un certo periodo è uno dei problemi che i nostri alunni devono imparare affrontare in autonomia, in modo efficace e con un modesto dispendio energetico.

In questo articolo parleremo di un’esperienza didattica sulla concentrazione a scuola vissuta lo scorso anno scolastico. Certamente replicabile durante le belle giornate di settembre.
Prima di tutto abbiamo cercato nel libro di testo una lettura che facesse da “gancio”.
In questo brano (tratto da La timida Timmi cambia scuola di Vivian Lamarque, edito da Piemme) si parla di una bambina che inizia la classe quarta in una nuova scuola, in seguito alla decisione dei suoi genitori di cambiare casa.
Nel tragitto che la porta a scuola, la sua mente si riempie di mille pensieri: placa l’ansia pensando che è il suo quarto primo giorno di scuola, ma poi si chiede se i nuovo compagni la accoglieranno nel loro gruppo; pensa che è una fortuna non dover più sentire la voce antipatica della “vecchia” maestra d’inglese ma teme anche di non essere all’altezza delle aspettative dei nuovo insegnanti; è felice per non dover più ascoltare le lamentele della sua ultima compagna di banco ma ha paura di trovare anche qui persone sgradevoli. Quando sta per mettersi a piangere le tornano alla mente le parole dalla sua maestra, quando qualcuno le diceva di essere inseguito da pensieri tristi: “Lascia che i pensieri tristi ti attraversino la mente, ma non permettere che lì facciano il nido”.
Abbiamo letto questo racconto al parco, in modalità outdoor. Durante la lettura silenziosa seduti a terra, alcuni bambini si sono sentiti disturbati dalle foglie, dal sole o dagli insetti. Era arrivato il momento di spiegare il motivo della nostra lezione al parco: stare seduti sulle foglie secche, circondati da insetti curiosi, col libro sulle ginocchia non era una situazione confortevole e, per la verità, l’avevamo fatto proprio apposta.
Pensieri passeggeri e concentrazione a scuola
“Stare al parco è molto piacevole se dobbiamo giocare, ma… se dobbiamo concentrarci e lavorare è tutto più complicato”. Il nostro obiettivo, abbiamo spiegato, era proprio quello di abituarli a non farsi catturare dalle distrazioni.
Ora che sapevano il motivo della nostra scelta e che erano consapevoli delle distrazioni a cui erano sottoposti, abbiamo chiesto loro di rileggere il testo a voce alta, tenendo il segno, esattamente come facciamo in classe.
È bastato osservarli per notare che attenzione e concentrazione erano decisamente migliorate.
CONSAPEVOLEZZA + SENSO DI AUTO EFFICACIA = AUTO MOTIVAZIONE
Tornati in classe, abbiamo chiesto loro di ricordare qualche pensiero che li aveva assillati in passato e come avevano fatto ad allontanarlo. Perchè i pensieri, abbiamo detto, sono come nuvolette che possono avvolgerci come la nebbia: più ci pensiamo e più restiamo invischiati, ma se facciamo un bel respiro e li lasciamo andare, piano piano si allontanano, diventano piccoli-piccoli e si dissolvono.
Abbiamo fissato tutto sul quaderno, questa volta la nostra immagine gancio è stata la sagoma di un uccellino. Ciascuno ha scritto nelle nuvolette qualche pensiero che lo infastidiva e distraeva, poi abbiamo rifatto la respirazione per sgombrare la mente e lasciare spazio alla concentrazione.

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