Il blog di didattica per la scuola primaria
banner

Dall’apostrofo alla geografia linguistica

A volte, l’attività didattica prevista in classe può “deragliare”. Segue gli stimoli offerti dai bambini e si inerpica per altri percorsi. Maria Concetta Messina li chiama “rivoli”, fili d’acqua che lasciano il letto del fiume per esplorare nuovi paesaggi, rendendo interessanti e vitali le lezioni.

Geografia linguistica

Ho da poco raccontato di una lezione sull’apostrofo tenutasi nelle classi seconde in cui ogni tanto lavoro, per tenere in piedi una forma di ancoraggio alla didattica d’aula.

Gli alunni delle due classi, uniti per l’occasione in un’unica aula, erano chiamati alla lavagna a scrivere e a ragionare sull’uso dell’elisione nella nostra lingua e, di volta in volta, la corposa platea doveva intervenire per verificare e correggere il lavoro.

Nonostante non fosse facile contenere quell’orda eccitata dall’inaspettato trovarsi assieme, l’attività si stava svolgendo regolarmente sino a quando alla lavagna è stato invitato Lin.

Che ridere l’errore!

Lin è un bambino cinese arrivato in Italia ai primi di ottobre dello scorso anno. Ha fatto, da allora, passi da gigante perché ha imparato a leggere, a scrivere, e ormai capisce molte cose di ciò che viene detto ma, anche a causa della sua indole timida, il suo lessico è ancora povero e si limita soprattutto a quello “ricettivo” dell’ascolto.

Lin non capisce ancora quando le paroline si staccano le une dalle altre, e alla lavagna non è riuscito a distinguere l’articolo (con apostrofo) dal nome.

A vedere l’errore di Lin, Valerio non ha contenuto una risata fragorosa che ha presto contagiato altri cinque, sei compagni. Si è sganasciato con quella straordinaria e sadica capacità che hanno i bambini di ridere delle disgrazie altrui.

I lettori ricorderanno in proposito la storia, che risale a qualche anno fa, di Manfu Wang, ribattezzato “Fiocco di neve”, il bambino che nella Cina più remota arrivò un giorno a scuola con le manine e i capelli ghiacciati e che il suo maestro immortalò in uno scatto divenuto virale. A fare da contraltare al pietoso primo piano del bambino, sullo sfondo di quell’immagine si vedono i compagni di classe che dai loro banchi ridono a crepapelle del disgraziato coetaneo e questa cosa dissacrante e sublime conferma che l’infanzia è tale ovunque, ha poca latitudine.

Giro babelico

A quel punto però ho dovuto fermarmi e riprendere Valerio.

Ho detto che per Lin era molto più difficile che per gli altri sentire l’apostrofo, ma che in compenso lui parla il cinese, lingua che gli altri non conoscono. Siccome la parolina incriminata era “Ombrello”, ho chiesto a Lin di tradurla in cinese e, contrariamente alle mie aspettative (pensavo si vergognasse come sempre fanno, interrogati, i bimbi bilingui), lui ha pronunciato di fronte a tutti il suono intraducibile della parola.

Di fronte al mio entusiasmo, hanno iniziato a sollevarsi decine di manine desiderose di “DIRE OMBRELLO” in un’altra lingua.

Abbiamo sentito così la parola in rumeno, in portoghese, in moldavo, in bangla, in spagnolo e in inglese.

Le due maestre presenti, entrambe partenopee, hanno poi voluto aggiungere in coro “umbrela” ed io ho concluso con “Lu parea” in gallurese, con tanto di articolo per l’occasione.

Il clima ha cominciato a scaldarsi e il giro babelico è ripartito da “OROLOGIO”, decretando la fine della lezione sugli apostrofi.

Deragliare

È stato uno di quei casi in cui in classe l’attività prevista deraglia e si inerpica per altri percorsi.

Mi piace chiamare “rivoli” queste occasioni di uscita dai binari perché si tratta di fili d’acqua che lasciano il letto del fiume ed esplorano nuovi paesaggi.

Quando studiai da ragazza i Programmi scolastici dell’ormai lontanissimo 1985, una delle pietre miliari di quell’innovativa impostazione dell’insegnare era data dalla “ programmazione”, ossia dalla necessità di costruire dei piani di lavoro più o meno dettagliati. Era una visione in antitesi rispetto allo spontaneismo degli anni precedenti, una visione che attribuiva rigore e valore scientifico all’intervento didattico attraverso l’intenzionalità.

Quando si lavora con i bambini però non è sempre facile tenere i ranghi. A volte si presentano degli elementi estranei, non previsti, dei guizzi improvvisi fuori contesto; alcune volte è la stessa attività a richiamarne altre, e poi altre, e altre ancora, come i cerchi concentrici di un sasso lanciato in acqua.

Così, dopo un’uscita in giardino, la lezione di storia della maestra Albina si è trasformata in una di scienze seguita da un testo collettivo sulla muta di una cicala che i bambini avevano poco prima scovato e raccolto intatta (non è mancato un video trovato presto in rete sulla nascita dell’insetto).

Così il ritardo di Samuele a scuola è diventato oggetto di discussione e protagonista di un racconto soppiantando l’attività sul genere dei nomi; così un brano di P. Suskind su una tempesta diventò per una mia classe lo spartito per un temporale sonoro creato con oggetti presenti in aula.

Sentieri non battuti

Quello di Lin è stato solo un piacevole diversivo di fine lezione, ma in classe, spesso, dobbiamo decidere se, quando e quanto assecondare quei rivoli che prendono altre direzioni e che solo apparentemente ci fanno deviare dalla strada maestra.

Non abbandoniamo la programmazione se anziché la favola di Cipollina infiliamo nelle sequenze narrative il ritardo di Samuele. Non improvvisiamo se osserviamo la crisalide di un insetto e ne indaghiamo la metamorfosi.

Se rispettiamo il livello di conoscenze dei bambini e i loro apprendimenti pregressi, se teniamo ben presenti gli obiettivi di base, spesso il raccogliere, con equilibrio, gli stimoli che i bambini e le circostanze offrono, renderà più interessanti e vive le nostre lezioni e ci consentirà di arrivare al traguardo seppur attraverso sentieri non battuti.

E allora… VIVA I RIVOLI!

Condividi


Precedente:
Successivo:

Autore / autori


Articoli simili

Come usare ChatGPT
Come usare ChatGpt
Privacy a scuola
Privacy a scuola
La cedola libraria 2023 per i bisogni formativi degli alunni con certificazione
Cedola libraria 2023 per i bisogni formativi degli alunni disabili