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L'importanza del disegno

Il disegno stimola creatività ed osservazione e contribuisce allo sviluppo cognitivo. In questo articolo la coinvolgente testimonianza della nostra autrice Maria Concetta Messina

Qualche giorno fa Francesco, classe prima, è entrato nel mio ufficio e mi ha omaggiata con orgoglio di un suo foglio: la fotocopia di un grande tirannorex diligentemente colorato. Quando l’ho invitato a farne uno lui, mi ha risposto un po’ deluso: “Ma io non lo so fare!

Francesco è vittima, come tutti i bambini dei nostri tempi, della diffusa pratica del “prêt à porter scolastico” ossia della facile fruizione di fotocopie che non solo vengono usate per lo svolgimento di esercizi didattici ma anche per far completare figure e immagini già pronte.

E così negli ultimi anni abbiamo assistito al dilagare di bigliettini natalizi con alberelli tutti uguali, simmetrici e stereotipati, a uova di Pasqua dall’ovale perfetto e a dinosauri che rasentano il verosimile. E’ un po’ quel processo che nella storia ha portato dal prodotto artigianale a quello industriale. Facile, economico, ma privo di personalità.

Disegnare non è colorare

Ma disegnare non è solo colorare, riempire spazi e confini già definiti, attraverso tra l’altro un movimento meccanico privo di intenzionalità che spesso annoia e stanca i bambini. Disegnare è soprattutto creare dal nulla, tracciare linee e forme, immortalare posizioni e movimenti, riprodurre la realtà attraverso il proprio personalissimo tratto.

La pratica del disegno è dunque da recuperare, iniziando dalla classe prima con la raffigurazione costante delle prime parole scritte e delle prime frasi. Far disegnare quotidianamente inoltre, serve a non far estinguere troppo in fretta quella tipica abilità dei più piccoli (ne abbiamo già parlato) di cogliere i minimi particolari delle cose.

La contagiosa cura del disegno

Mi divertivo tanto a disegnare alla lavagna per i miei alunni, e lo facevo sino alla quinta. Il piacere nel curare le mie rappresentazioni con colori e sfumature si è trasmesso a molti di loro, e per molti di loro i miei preziosi e grossi gessi colorati hanno costituito un oggetto di desiderio mai appagato a causa del mio netto divieto di usarli.

Il disegno, in prima, può sia seguire lo scritto che precederlo. Può, ad esempio, costituire un momento di riflessione in cui gli alunni ricordano qualcosa di bello, lo riproducono  e solo in seguito scrivono ciò che hanno disegnato.

Il disegno dal vero

Un’altra attività che consiglio di iniziare a svolgere in prima per poi proseguirla negli anni successivi, è il “disegno dal vero“. Ossia quel disegno in cui i bambini devono riprodurre sul foglio qualcosa di reale e tridimensionale che hanno di fronte: un albero, un vaso di fiori, uno zaino, un cesto di frutta.

Questa pratica, oltre a stimolare l’osservazione, contribuisce allo sviluppo cognitivo dei bambini. Essi infatti tendono a rappresentare ciò che conoscono e non ciò che vedono.

Mi spiego meglio: se disponiamo sulla cattedra un vaso con tre rose, anche il bambino che dalla sua posizione ne vedrà solo due, quasi certamente ne disegnerà tre. Perché sa che  tre sono le rose dentro il vaso. Solo quando l’aspetto visuo-percettivo comincerà, anche attraverso la nostra guida, (“guarda bene, quante rose vedi da qui? Disegna solo ciò che vedi”) a separarsi dall’aspetto logico-conoscitivo, i bambini faranno uno scatto in termini di maturità. E smantelleranno l’idea del mare solo blu colorandolo come realmente lo vedono in un determinato momento: grigio, verde e, perchè no?, arancione.

Un’idea diversa di bellezza

Se vogliamo cominciare a rivalutare la valenza formativa del disegno, come prima cosa dobbiamo attuare un cambio di prospettiva.

Dobbiamo sforzarci, noi insegnanti per primi, di vedere e apprezzare la bellezza nella particolarità delle produzioni grafiche dei nostri alunni, nella singolarità delle loro scelte, nella loro specificità, e cominciare a considerare l’uso massivo delle fotocopie come l’antitesi e l’appiattimento della creatività.

Coltivo sogni e aspetto

Coltivo il sogno segreto che gli insegnanti della mia scuola mettano in opera questa inversione di tendenza soprattutto con i bambini di prima e non considerino mai più tempo perso o sottratto alle altre cose, quello del disegno. Aspetto che Francesco ritorni da me con un essere preistorico magari storto, magari sproporzionato, magari buffo, magari incompleto. Ma tutto suo, autentico e personale.

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