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A scuola di empatia

Una tappa del percorso di crescita che due insegnanti hanno intrapreso a scuola con bambine e bambini. Alleniamoci a guardare il mondo da un diverso punto di vista, sviluppando autostima, resilienza ed empatia.

Empatia a scuola

La letteratura è piena di teorie che elencano i fattori personali e ambientali che possono predisporre o inibire lo sviluppo personale.

Sapere di poter contare su amici fidati e sapere di poter essere di aiuto per qualcuno rappresentano uno di quei fattori ambientali in grado di migliorare la qualità della vita e l’autostima. 

I nostri alunni sono troppo piccoli per poter “scegliere” l’ambiente in cui crescere o studiare e devono adattarsi a quello che trovano, ma questo non vuol dire arrendersi o rassegnarsi ma imparare a “fare di necessità virtù”.

Abbiamo quindi deciso di dedicare un pomeriggio alla settimana ad attività volte ad allenare la loro capacità di osservare la realtà in modo “inusuale”. Fornire loro uno strumento che possa aumentare la loro autostima e la loro resilienza, anche in ambienti non sempre favorevoli.

Empatia: capire i problemi di un amico

Un modo per introdurre in classe l’argomento “empatia” è quello di leggere insieme un brano di narrativa. Questa volta abbiamo trovato una lettura dal titolo “QUANTI PROBLEMI!” (tratto da R. Bublitz, 5° problema: orecchie a sventola, Giunti Junior) che sembrava fare proprio al caso nostro.

Protagonista è un bambino che, durante l’intervallo, confida all’amico del cuore di avere un sacco di problemi: ha dimenticato a casa un libro e ha alzato le spalle quando la maestra lo ha rimproverato, quindi è stato punito e ha pure preso una nota da far firmare ai suoi genitori; ha un dente che dondola e che non vuole saperne di staccarsi e, come se non bastasse, ha pure le orecchie a sventola.

L’amico lo ascolta e conviene con lui che quelli che ha elencato sono tutti problemi reali e che potrà sempre contare sul suo appoggio. Per cominciare, lo accompagna nel pollaio affinché, giocando con le galline, possa tirarsi un poco sù il morale.

La storia, molto semplice e a tratti divertente, offre mille spunti di riflessione:

  1. i problemi esistono e a volte ce li creiamo noi stessi;
  2. un vero amico non nega e non minimizza, ma ci ascolta e ci comprende;
  3. non serve recriminare troppo sul passato, serve rialzarsi e andare avanti;
  4. un amico cerca di TIRARTI SU IL MORALE: questa è la mia frase chiave.

Dopo la lettura abbiamo riflettuto soprattutto sul comportamento dell’AMICO. Lo ha ascoltato, ha mostrato comprensione e poi ha cercato una soluzione ma dal suo punto di vista.

Non potendolo aiutare a risolvere nessuno dei problemi elencati poteva solo cercare di dargli la forza per affrontarli da solo.

Risolvere i problemi costa fatica: la tristezza, l’autocommiserazione e la rabbia tolgono energie mentre il gioco, il divertimento e le distrazioni ci donano il “giusto distacco” e ci ricaricano di ottimismo.

Con meno ansia e col sostegno di una persona cara che crede in noi ci sentiamo abbastanza FORTI per  affrontare i problemi e MOTIVATI ad agire.  

Abbiamo svolto questa prima parte dell’attività in modalità outdoor, occupando il cortile della scuola quando tutti gli altri stavano rientrando in classe.

bambini mindfulness empatia scuola

Prima di rientrare in classe, abbiamo fatto un semplice esercizio di respirazione ispirato alla mindfulness.

Abbiamo chiesto ai bambini di chiudere gli occhi e di concentrarsi alcuni minuti sui suoni e i rumori del parco e di fissarli nella mente.

Successivamente li abbiamo invitati ad inspirare, lentamente, con il naso raccogliendo tutti gli odori del parco e ad espirare piano piano, come se dovessero muovere la fiamma di una candela ma senza spegnerla.

Dopo averlo ripetuto tre volte abbiamo chiesto loro di aprire lentamente gli occhi e di tornare silenziosamente in classe, per non perdere le energie accumulate.

 Una volta tornati in classe, ho chiesto loro di dirmi come si sentissero prima e dopo la respirazione, e se fossero concentrati.

Arte, social skills e… grammatica

Abbiamo consegnato agli alunni l’immagine delle mani intrecciate chiedendo loro di scrivere UN VERO AMICO/A su un parte della figura e TI DÀ UNA MANO sull’altra.

Tutto questo per attivare un semplice brain storming che ci ha permesso di riflettere sulle caratteristiche che deve avere un VERO AMICO e contemporaneamente di ripassare AGGETTIVI e VERBI, invitando i bambini a estrarre dal loro “pigro” magazzino lessicale, vocaboli vari ed appropriati,

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