A ChatGPT possiamo chiedere molte cose e ottenere risposte spesso sorprendenti. Ma esistono delle regole per utilizzare correttamente questo modello di intelligenza artificiale?

In questo articolo vedremo come usare ChatGPT, un chatbot di intelligenza artificiale sviluppato dall’organizzazione statunitense OpenAI.
Un chatbot è un’applicazione software che imita la conversazione umana. Può essere testuale o vocale. Va ricordato che i chatbot non sono certo una novità, esistono da decenni! il primo è stato probabilmente ELIZA, presentato nel 1966 al MIT.
ChatGPT fu rilasciato al pubblico nel 2022, anche se per un certo periodo non era possibile usarlo in Italia a causa di una serie di richieste poste dal Garante della Privacy a OpenAI.
La questione è stata risolta il 28 aprile, come si può leggere in questo comunicato.
È importante sottolineare che ChatGPT non è un motore di ricerca. I motori di ricerca web sono progettati per cercare, recuperare, indicizzare informazioni contenute in risorse disponibili nella rete Internet.
ChatGPT, invece, genera un testo simile a quello che produrrebbe un essere umano, in base alla richiesta posta dall’utente.
La qualità del testo prodotto è poi legata agli algoritmi utilizzati e ai dati con cui l’intelligenza artificiale è stata addestrata.
Come formulare una domanda a ChatGPT
Esistono delle regole per costruire una richiesta (prompt, inglese) perfetta, cioè formulata per ottenere la miglior risposta possibile?
Possiamo affermare che, benché non esistano regole certe, l’esperienza di questi mesi è stata utile per cominciare a capire come usare al meglio ChatGPT.
Si è visto, per esempio, che all’inizio della richiesta è importante definire il contesto. Può essere utile, poi, dichiarare il registro linguistico e anche la lunghezza della risposta.
Cerchiamo di capire meglio, scegliendo un argomento difficile. Pensiamo di dover parlare di Albert Einstein agli alunni delle ultime classi.
Nell’esempio di Figura 1, la nostra richiesta a ChatGPT è piuttosto generica. La risposta che otteniamo non ci aiuta molto.

Successivamente, invece, spieghiamo meglio a ChatGPT qual è il contesto e quale il nostro obiettivo (Figura 2). Il risultato è decisamente migliore.

Possiamo fidarci di ChatGPT?
È di questi giorni la notizia che, negli Stati Uniti, un legale si sarebbe affidato a ChatGPT per scrivere i contenuti di un ricorso al tribunale di Manhattan.
Nel testo generato sarebbero state citate sette sentenze precedenti in realtà mai esistite.
Questo chatbot, infatti, è un generatore testuale che segue regole probabilistiche: per semplificare potremmo dire che dopo ogni parola cerca di individuare quella successiva in base alle statistiche.
Un meccanismo simile, dopotutto ancora sperimentale, può soffrire quindi di “allucinazioni”, fornendo risposte totalmente errate, insensate o fuori contesto.
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