Le prime settimane di scuola in una classe prima sono forse le più imperdibili dell’intero ciclo. Maria Concetta Messina ci racconta la storia di Lin e la sua personale esperienza con la letto-scrittura per bambini stranieri.

Le prime settimane di scuola di una classe prima, gli insegnanti lo sanno bene, sono forse le più imperdibili dell’intero ciclo. I bambini imparano a familiarizzare con quaderni e matite, eseguono prerequisiti grafici, scrivono di solito il proprio nome e vengono indirizzati alla scrittura delle lettere.
Sono sufficienti una ventina di giorni perché i loro tempi di lavoro si allunghino, perché imparino a stare dentro la nuova routine e perché il metodo per l’apprendimento della letto-scrittura sia bell’e che avviato.
Insomma, diciamocelo: gli inizi con un bambino in classe prima son momenti che mettono alla prova! Se poi questo bambino è uno straniero, appena arrivato in Italia e non conosce l’italiano, beh, la prova può essere particolarmente ardua.
Lin ha così occupato il suo banco in 1ª A il 1 ottobre di quest’anno. Non si saprà mai se ad essere più in ansia, quel giorno, fosse lui o fossero le sue maestre “straniere”.
Un nome piccolo piccolo
L’unica cosa che il nuovo alunno cinese è stato in grado di dire, appunto, di fronte ad una scoraggiante profusione pantomimica di gesti indirizzatagli da un coro di benintenzionate insegnanti, è stata “LIN”.
Una sola sillaba, che più tardi abbiamo scoperto essere il suo cognome e non il nome. Ma quelle tre lettere fragili a noi sono sembrate simpaticamente calzanti per quel gigante di bimbo dai capelli nerissimi e dalla bocca minuscola che, senza indicazione alcuna, rientra sempre in aula per sistemare le sedie sotto i banchi quando tutti sono usciti.
I primi giorni abbiamo lasciato che Lin si ambientasse tra i compagni e che almeno copiasse qualcosa sul quaderno. Quindi sono iniziate gradualmente le sorprese.
Le schede della prima serie
Le prime a venirci incontro (uso il plurale perché spesso mi viene accordato il piacere di svolgere delle lezioni in classe prima) sono state le schede della prima serie del metodo Fogliarini, metodo che la maestra della 1ª A ha adottato per la sua classe.
Lin non conosce il nome delle cose, ma col dito riesce ad associare velocemente tra loro le scritte uguali o più simili e siamo noi a leggere per lui le parole. Iniziamo con sole, stelle e luna, proseguiamo con cane, gatto e topo, approdiamo a pera, mela e pane, e così via. Man mano che passano i giorni riprendiamo le parole precedenti e lui prima le indica e poi le pronuncia. I disegni lo aiutano.

Nonostante ci sembri un’impresa titanica, anche perché Lin sembra dotato tra l’altro di un apparato fonatorio non particolarmente ricco di suoni, il nostro alunno in un mondo straniero memorizza velocemente la prima banda del rammentatore, la seconda, la terza e via di seguito.
I pittogrammi si riferiscono a cose di cui i bambini hanno fatto esperienza diretta o indiretta, e che tutti conoscono, compreso Lin. Alcuni oggetti vengono nominati spesso in aula, come lavagna, matita, zaino, gesso, libro e sono i primi ad essere riconosciuti da LIN.
Ben presto la sua maestra di italiano ed io, conveniamo sul fatto che il bambino non abbia perso granché il primo periodo di scuola perché il metodo Fogliarini ha il vantaggio di essere utilizzato ogni giorno allo stesso modo, nella sola attesa che i bambini memorizzino tutti i segni.
Lin nel giro di un mese ha memorizzato e pronuncia in modo comprensibile e distinto quasi tutti i suoni del rammentatore ed è in grado di trovarli sul pannello quando gli vengono pronunciati da altri. Ha quindi imparato più di un centinaio di parole.
Imparare l’italiano: letto-scrittura per bambini stranieri
Nel passaggio alle schede della seconda serie, il nostro stupore addirittura raddoppia: Lin ha compreso benissimo il meccanismo della lettura ideografica, sintetizza i pezzettini e legge perfettamente la parola nascosta, ma per capire cosa ha letto dobbiamo indicargli il disegno della parola che lui non stenta a fissare le volte successive.
Con lui si procede più lentamente, le schede già lette vengono riprese più volte, perché lui fa un lavoro doppio: impara a leggere e a scrivere e, contemporaneamente, con lo stesso strumento, impara anche a parlare e a capire una nuova lingua.
Il metodo Fogliarini sembra ideato apposta per questa doppia funzione: è pieno zeppo di parole che i bambini usano nel loro lessico quotidiano, che stimolano la loro curiosità e assecondano i loro interessi. Anche quando si inizia a leggere le prime parole, esse sono sempre corredate da immagini.
Fare le stesse cose
Ma la cosa sicuramente più bella per Lin, è che non ha bisogno di seguire alcun programma individualizzato, per ora ma fa esattamente quello che fanno i compagni: legge gli stessi cartelloni, le stesse schede, scrive le stesse parole e fa gli stessi disegni.
Da quando è arrivato in 1ª A, LIN è un po’ meno straniero, e anche noi lo siamo per lui. Ma il metodo di Onorino* ci ha messo lo zampino!
*Onorino è il nome del maestro Fogliarini, ideatore del metodo omonimo, promosso e divulgato dall’autrice assieme a Gaia edizioni.
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