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Flipped classroom alla scuola primaria

Con la flipped classroom è possibile aumentare il coinvolgimento degli allievi, spostando a casa la “lezione” e trasformando lo studio individuale in un’attività collaborativa. Anche se pensata per gli studenti più grandi, la pratica ha dimostrato che è possibile applicare la flipped classroom alla scuola primaria.

Classe capovolta

Flipped classroom, in italiano “classe capovolta” o “didattica capovolta”, è una strategia didattica che si sviluppa in due momenti principali:

  • l’erogazione e lo studio dei contenuti avviene a casa, con strumenti diversi quali video, ipertesti, applicazioni interattive ecc.);
  • esercizi e altre attività di approfondimento si svolgono in classe.

Spesso si presenta la flipped classroom semplicemente come una metodologia di apprendimento attivo.

Susanna Sancassani, responsabile del METID, la indica invece come un «meta-modello […] applicabile nell’ambito di diverse prospettive pedagogiche».

Altri studiosi ancora la inquadrano come un’architettura trasmissiva dell’istruzione.  

Flipped classroom e YouTube

In effetti, nella flipped classroom avviene una comunicazione organizzata delle conoscenze, così come nella classica lezione frontale. Il docente assume però la figura di “tutor” che affianca gli studenti nel processo di apprendimento.

L’origine della flipped classroom può essere ricondotta ad alcune esperienze didattiche russe degli anni ’80, basate sulla lettura autonoma dei libri di testo da parte degli studenti.

Qualche anno più tardi, il prof. Eric Mazur dell’Università di Harvard rese popolare la peer instruction (istruzione tra pari), evidenziando l’importanza di utilizzare il tempo in classe per l’assimilazione delle informazioni.

In anni più recenti, lo sviluppo e la diffusione della flipped classroom sono indubbiamente legati alle tecnologie di streaming video e alla conseguente disponibilità di tante video-lezioni sui più svariati argomenti.

In particolare, va ricordato il successo quasi immediato di YouTube, la nota piattaforma per la condivisione di video inaugurata nel 2005 (di proprietà di Google dall’anno successivo).

I docenti Jonathan Bergmann e Aaron Sams sono forse i primi a utilizzare YouTube per diffondere video-lezioni, ponendosi quindi come gli “sviluppatori” della flipped classroom così come la conosciamo oggi.

Migliorarono questa metodologia presso la University of Colorado Denver, dapprima per aiutare gli studenti in difficoltà ed estendendola poi a tutti gli altri.

Non stupisce che usarono proprio YouTube per diffondere le proprie lezioni registrate (si vedano i numerosi video nel canale YouTube di Bergmann).

Bergmann e Sams compresero l’importanza di dedicare il tempo in classe al processo di “rielaborazione” delle conoscenze da parte dello studente. Da qui l’idea di sostituire la lezione tradizionale con momenti di approfondimento, risoluzione di problemi complessi, produzione di elaborati di gruppo e così via.

Applicare la flipped classroom alla scuola primaria

Come fa notare il prof. Giovanni Bonaiuti, ordinario di Didattica e pedagogia speciale, la flipped classroom richiede un cambiamento culturale, sia nel docente sia nello studente, che non deve essere dato per scontato.

In sintesi, quando si applica la flipped classroom, si chiede agli studenti di studiare prima e per proprio conto l’argomento che verrà poi approfondito in classe.

Tutto ciò può certamente funzionare (e funziona) anche nella scuola primaria.

In rete troviamo numerosi resoconti di esperienze di flipped classroom alla scuola primaria.

Tra gli aspetti positivi segnalati, troviamo i seguenti:

  • il peer tutoring (“alunni aiutano altri alunni”) e l’approccio cooperativo del lavoro in classe, che piacciono e coinvolgono;
  • la possibilità di implementare un insegnamento maggiormente individualizzato verso chi è in difficoltà;
  • una partecipazione attiva degli alunni al proprio processo di apprendimento, con un incremento del livello di motivazione.

Invece, tra gli aspetti che possono creare qualche difficoltà troviamo che:

  • il lavoro a casa da parte delle bambine e dei bambini può essere più impegnativo rispetto ai compiti “tradizionali”;
  • serve tempo, da parte del docente, per selezionare materiali multimediali di qualità;
  • questo approccio impatta anche sull’organizzazione dell’aula (pensiamo, ad esempio, alla disposizione dei banchi per favorire una didattica laboratoriale).

Conclusioni

La flipped classroom sta ormai entrando nella normalità delle buone pratiche della scuola primaria. A questo successo hanno certamente contribuito anche la pandemia di COVID-19 e il necessario ricorso alla didattica a distanza e alla didattica digitale integrata.

In questa situazione, infatti, gli insegnanti hanno sperimentato nuove metodologie di apprendimento, accumulando esperienze preziose anche con il ritorno della scuola in presenza.

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