La Comunicazione Aumentativa Alternativa associa le parole alle immagini, agevolando l’inserimento in classe degli alunni stranieri già scolarizzati. È quindi possibile usare la CAA come linguaggio internazionale.

Quando lavori in classi estremamente disomogenee e fortemente multietniche, ci sono giorni in cui, pur essendo un’insegnante già un po’ “attempata”, ti chiedi come puoi essere vicina a tutti i tuoi BES.
Pensi ad una bella attività, poi a qualcuno semplifichi il linguaggio, per un altro usi un carattere ad alta leggibilità tutto maiuscolo, crei tanti materiali di supporto che possono aiutare i più fragili.
Ti arrendi davanti ai due alunni che, per motivi diversi, non hanno accesso alla lingua. Uno per una disabilità che non comporta la copertura totale del sostegno, l’altro perché straniero neo-immesso e sprovvisto di mediatore linguistico-culturale.
Mentre fai l’equilibrista tra la voglia di scappare a Lourdes e il senso di colpa che ne consegue, ti cade l’occhio sul calendario. Realizzi che è mercoledì: la Fe (Francesca) sarà in classe per due ore, è un segno della provvidenza!
Le sinapsi si riattivano, il senso di colpa si fa da parte e iniziamo a fare l’ennesimo “uso creativo della CAA”.
I ricci e le mele… quando il bisogno aguzza l’ingegno
“I ricci e le mele” è un racconto tratto da Lettere dal carcere di Antonio Gramsci che si trova in diverse antologie per la scuola primaria e che si presta a diverse attività.
Il testo parla di una famiglia di ricci che si avventurano nel bosco per fare provvista di mele in vista dell’inverno. Poi, non sapendo come trasportarle, ci si sdraiano sopra e le arpionano con gli aculei.
Oggi volevo fare un’attività di ascolto e comprensione a tema autunnale e questo racconto si prestava allo scopo.
L’idea era di:
- leggere il testo;
- fornire una scheda di comprensione;
- rileggere per l’autocorrezione;
- fornire le sequenze per immagini;
- chiedere agli alunni di disporre le immagini in ordine cronologico;
- completare il tutto con un breve testo didascalico.
Per i BES le immagini erano già comprensive di didascalia in stampato maiuscolo e/o in script ad alta leggibilità. Ma ci sono BES per i quali tutto ciò non basta.
Ovviamente il supporto di Francesca è stato fondamentale! In pochi minuti, le immagini in sequenza con relativo testo semplificato sono state tradotte con la CAA in un testo accessibilissimo anche per chi non sa leggere o parla italiano.

La CAA infatti associa parola ad immagine e questo la rende molto agevole per gli alunni stranieri non italofoni neo immessi, soprattutto se sono già scolarizzati nel loro paese d’origine.
Se conoscono il nostro alfabeto, è abbastanza semplice avviarli alla decodifica e alla letto-scrittura, altra cosa è la comprensione: leggono e scrivono abbastanza correttamente ma non conoscono il significato delle parole e quindi non comprendono.
La CAA però ha il potere di rendere l’italiano ancora più trasparente, grazie alle immagini.
La nostra bambina straniera, che aveva compreso solo poche parole durante la lettura dell’insegnante alla classe, quando ha potuto rileggere il testo semplificato e tradotto con la CAA ha immediatamente recuperato la comprensione.
Dopo aver seguito la lettura collettiva, Francesca ha fatto la ri-lettura del testo in CAA e la nostra alunna si è mostrata subito molto più a suo agio nella lettura e ha velocemente riordinato le sequenze, dimostrando di aver anche compreso la trama.
La CAA al servizio dell’Intercultura
L’uso della CAA nella prima fase di alfabetizzazione degli stranieri già scolarizzati si è rivelata estremamente efficace.
Non è infatti da sottovalutare il valore di rinforzo che l’immagine associata alla parole esercita negli alunni straniere alle prese con l’apprendimento della nostra lingua.
Leggere tante volte la parola (ad esempio: riccio) e vedere il disegno facilita e accelera la memorizzazione delle parole ad alta frequenza d’uso.
Che dire, ancora una volta la CAA ha mostrato la sua versatilità.
Come abbiamo detto in passato, non sostituisce l’insegnante di sostegno e nemmeno il mediatore linguistico. Rappresenta, invece, un valido supporto alla didattica inclusiva in varie occasioni e in tutte le situazioni nelle quali il canale verbale è difficile da percorrere.
È evidente che quando si usa la CAA con alunni normodotati le soddisfazioni sono immediate:
- la semplicità del codice rende il meccanismo di facile comprensione;
- l’abbinamento di parola/immagine facilita il naturale apprendimento e la memorizzazione;
- il magazzino lessicale degli alunni stranieri si arricchisce velocemente;
- l’autostima viene sostenuta, soprattutto negli alunni un po’ più grandi, quelli già scolarizzati nel paese d’origine, che nella nostra classe potrebbero sentirsi equiparati agli alunni italiani in situazione di svantaggio cognitivo.
Ancora una volta, il sorriso soddisfatto della nostra bambina ci ha ampiamente motivate a continuare nella sperimentazione di nuovi usi della CAA.
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