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Design thinking a scuola

Da metodologia aziendale e strategia di problem solving, il design thinking a scuola può dare ottime soddisfazione nel campo dell’apprendimento attivo, specie per le STEM.

Designi thinking a scuola

Il design thinking è un «approccio all’innovazione che poggia le sue fondamenta sulla capacità di risolvere problemi complessi utilizzando una visione e una gestione creative» (definizione tratta da blog.osservatori.net).

Più in generale il design thinking è una metodologia di pensiero, un processo di progettazione che porta alla risoluzione di un certo problema (vedasi Start with design dell’Università di Stanford).

Si tratta, quindi, anche di una strategia di problem solving, di cui possiamo trovare tracce nel libro “Da cosa nasce cosa” di Bruno Munari.

Secondo Andrea Benassi, ricercatore Indire, il design thinking si associa a un modo di fare didattica, capace di trasformare gli studenti in designer.

Design thinking a scuola con le STEM

Nel settore dell’istruzione, il design thinking può essere utilizzato dagli insegnanti per agevolare l’apprendimento e promuovere negli alunni il pensiero creativo, il pensiero divergente e il lavoro di squadra.

Inoltre, il design thinking a scuola può essere utile per sviluppare soft skill, competenze trasversali come il saper lavorare in gruppo ma anche attitudini come l’empatia.

L’approccio interdisciplinare del design thinking richiama le STEM, un rinnovamento nel processo di insegnamento che tende a operare seguendo problemi da risolvere e abbattendo i confini tra le varie discipline.

In breve, i concetti base su cui si basa il design thinking sono i seguenti:

  • mettere le persone al centro, perché è dai bisogni delle persone si deve partire ;
  • essere altamente creativi, perché ogni problema va osservato da diversi punti di vista;
  • mettersi subito all’opera, perciò i confronti verbali devono essere brevi, si deve piuttosto “pensare con le mani”;
  • capire, creare, imparare: testando prototipi, imparando dai propri errori e ripartendo.

Sei passi per implementare il design thinking

Il processo di design thinking può essere suddiviso in sei passi.

1° Empatia: condurre ricerche per capire i problemi degli utenti

  • Comprendere l’esperienza, la situazione e le emozione degli utenti.
  • Condurre ricerche per sviluppare la conoscenza su ciò che fanno, dicono, pensano e sentono gli utenti.
  • Osservare gli utenti e il loro comportamento durante le attività quotidiane.
  • Interagire con le persone in conversazioni e interviste. Chiedere spiegazioni.

2° Definire: unire ricerche effettuate e osservare i problemi da vicino

  • Elaborare e sintetizzare i risultati per definire il punto di vista dell’utente.
  • Evidenziare i bisogni degli utenti che presentano opportunità di innovazione.
  • Selezionare un insieme limitato di esigenze che è importante soddisfare per una certa categoria di utenti.
  • Esprimere le intuizioni che nascono.

3° Ideare: Generare spunti e idee, per poi fare sintesi

  • Sviluppare idee creativi (anche “folli”) che potrebbero rispondere a bisogni di utenti.
  • Totale libertà di pensiero. Non porsi barriere in questa fase.
  • Mixare e remixare idee di altri componenti del team (è sempre bene lavorare in team).

4° Prototipare: costruire un modello reale

  • Ottenere un prototipo che sia possibile toccare con mano (se oggetto fisico) e che rappresenti l’idea selezionata.
  • Creare rappresentazioni reali e tattili, che rappresentino una parte delle proprie idee, per capire se possono funzionare e come.
  • Valutare la fattibilità delle proprie idee.
  • Far valutare il prototipo da altri gruppi di persone, per avere un giudizio al di sopra delle parti.

5° Collaudare: raccogliere i consigli degli utenti

  • Far provare agli utenti i prototipi e raccogliere feedback.
  • Valutare se il prototipo soddisfa i bisogni che erano stati individuati.
  • Eventualmente modificare il prototipo (rivedere alcune idee).

6° Implementare: realizzare l’idea in maniera definitiva e renderla disponibile

  • Realizzare il prodotto definitivo.
  • Il prodotto finale deve essere conforme alla propria visione (migliorata grazie al feedback degli utenti).

Conclusioni

A scuola il design thinking può dunque essere un ottimo supporto per strategie di apprendimento attivo, quali la didattica laboratoriale, lavorando per progetti, in ottica di problem solving.

L’uso di strumenti informatici, anche semplici quali “Disegni” di Google, può accompagnare il processo di design thinking sfruttando il digitale a servizio della creatività degli studenti.

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