Il blog di didattica per la scuola primaria
banner

Spazio alla parola

Iniziare un nuovo anno scolastico è come iniziare a scrivere una nuova storia. Con tutto il carico di ansia e speranza che ogni nuovo progetto porta con sé, prepariamo il materiale didattico e organizziamo l’accoglienza. L’importante, ci suggerisce Maria Concetta Messina in questo articolo, è partire con il piede giusto. Per esempio? Lasciando molto spazio alla parola, quella dei bambini.

Spazio alla parola

L’inizio di ogni anno scolastico è come l’inizio di un nuovo quaderno, un amalgama indefinito di ansia e speranza, apprensione e fiducia, tensione e lusinga. Perché non provare a dare spazio alla parola?

I giorni che precedono l’ingresso degli alunni sono dedicati di solito ai preparativi per la cosiddetta “accoglienza”. Gli insegnanti progettano attività che rendano piacevole la ripresa dei ritmi scolastici, sistemano i banchi (a volte assegnano anche i posti), preparano il materiale didattico; spesso, in questo tempo di vigilia, ho visto addobbare le pareti ancora spoglie delle aule di festoni, palloncini e bandierine con formule di “benvenuti” o “bentornati”.

Si fa di tutto per organizzare la ripresa ed evitare di trovarsi impreparati; per partire, o ripartire, col piede giusto.

I bambini raccontano: spazio alla parola!

Per canalizzare al meglio le nostre energie, è utile individuare le finalità che caratterizzano la fase di avvio dell’anno scolastico. Ciò a cui sostanzialmente miriamo è fare il punto sulle conoscenze pregresse, in tutte le classi compresa la classe prima, e costruire un clima ideale per l’apprendimento e per lo stare bene a scuola.

Entrambi gli obiettivi non necessitano di appositi sussidi didattici ma possono far leva su un efficace, unico, e insostituibile mezzo: la parola, quella nostra e quella dei bambini.

In questi primi giorni di scuola diamo allora grande spazio ai racconti delle esperienze estive, facendo parlare a turno tutti. Le storie dei bambini si intrecciano, si inanellano, si succedono, soffermandosi ora su un aspetto ora su un altro. Quali posti hanno visitato, le persone che hanno incontrato, come si sono divertiti di più, cosa hanno visto, come hanno riempito il loro tempo?

Di volta in volta il nostro intervento sarà mirato a fare domande specifiche, a porre problemi, a pungolare, a stimolare riflessioni e ragionamenti, a tastare e testare, in modo naturale, il terreno delle conoscenze e la capacità di analisi.

Alla ricerca del tempo perduto e di quello ritrovato

Piuttosto che proporre verifiche scritte sottoforma di schede e questionari, mutuando questa modalità dai segmenti superiori dell’istruzione scolastica, connotiamo la ripartenza di con l’attività orale e riattiviamo i saperi e i concetti con il discorso.

Quanto tempo è trascorso in vacanza? Quanti giorni, quante settimane, quanti mesi? Come potremmo disegnare questo tempo in una linea? Quantifichiamo, misuriamo, nominiamo, categorizziamo, sistematizziamo e ordiniamo i vissuti integrando con dati e informazioni. Le meduse che hai visto sono pesci? Cosa mangiano? Come vivono? Perché ci piace andare al mare? Quali regole della strada bisogna osservare in bicicletta e perché?

Gli argomenti inoltre potranno vertere anche sulle novità trovate a scuola: una nuova aula, dei diversi insegnanti, dei nuovi compagni.

Quando poi si dovrà inevitabilmente riprendere i contenuti scolastici, lo si potrà fare prendendo spunto da questi discorsi, sempre in modo collettivo e condiviso, utilizzando la lavagna o supporti interattivi per svolgere assieme operazioni, descrivere procedure e riflessioni, scrivere frasi.

Fare gruppo

Questo mettere al centro il discorso, risponde anche all’ulteriore finalità di ricompattare la classe, di serrare le file.

Si sta bene assieme quando ci si sente parte di un gruppo in cui è richiesto il contributo di ognuno, nel quale si impara quotidianamente attraverso la parola di tutti, le osservazioni di tutti, in cui si negozia e si concordano conclusioni e punti di arrivo. Una sorta insomma di fratellanza laica.

Grande importanza all’oralità è data ultimamente dagli studi sull’apprendimento scolastico. Lo studioso James E. Porter afferma ad esempio che “un gruppo di allievi che impara discutendo ed esprimendo opinioni su ciò che ha studiato, sviluppa un’idea di conoscenza come una costruzione dinamica e contribuisce a trasformare le classi in comunità di discorso” (“Rhetoric Review”, Intertextuality and the Discourse Community, 5, pp. 34-47).

Pronti a ripartire

Dare spazio alla parola mi sembra decisamente lo spirito giusto con cui inaugurare questo nuovo inizio. Poi si sa, come anche nei migliori e più ordinati quaderni, non tutte le pagine saranno ben riuscite e prive di cancellature, ma anche in questo risiede la bellezza del tutto.

Ci viene persino incontro Proust, in questo caso “vi sono giorni montuosi e disagevoli la cui salita richiede un tempo infinito, e giorni in pendio che possiam discendere di gran carriera cantando”(“À la recherche du temps perdu”, Du côté de chez Swann, pp. 390-91)

Buon anno. Buon racconto.

Condividi


Precedente:
Successivo:

Autore / autori


Articoli simili

La scrittura creativa nei percorsi cross curricolari
La scrittura creativa nei percorsi cross curricolari
Come nasce una parola a scuola
Come nasce una parola a scuola
Lo storytelling nel CLIL con la tecnica di narrazione Kamishibai
CLIL con storytelling Kamishibai

Scopri di più da Missione Insegnante

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading