Le metodologie di apprendimento attivo sono sempre più diffuse. Approfondiamo questo argomento mettendo in evidenza aspetti positivi e negativi, fornendo inoltre qualche esempio di applicazione.

L’apprendimento attivo rappresenta un approccio educativo in cui gli studenti vengono coinvolti attivamente nel processo di apprendimento.
Quando sono attivi gli studenti? Possiamo dire che gli studenti sono attivi quando, oltre ad ascoltare passivamente, compiono altre azioni che contribuiscono al loro processo di apprendimento. Spesso si parla di “azione trainante”,
Rispetto alla didattica “tradizionale”, anche il ruolo docente del docente cambia, in quanto sposta la sua attenzione dal “cosa gli studenti imparano” a “come lo imparano”.
Pensiamo a come abbiamo imparato a guidare un’automobile: la sola lettura di un manuale di guida, senza la pratica al volante, non ci avrebbe consentito di metterci in strada.
Pro e contro dell’apprendimento attivo
Si ritiene che l’apprendimento attivo renda più efficace l’insegnamento e, pur essendo applicabile anche a situazioni di didattica a distanza, non è per forza collegato all’uso di nuove tecnologie.
Con l’apprendimento attivo, inoltre, si svilupperebbero le cosiddette soft skills, ovvero competenze trasversali che comprendono il pensiero critico, la capacità di lavorare in gruppo, di parlare in pubblico, di applicare tecniche di problem solving ecc.
Certamente, per gli studenti uscire dalla passività significa aumentare la proprio autonomia e autostima.
Le basi pedagogiche dell’apprendimento attivo possono essere ritrovate nel costruttivismo di Jean Piaget e nel learning by doing di John Dewey e Paulo Freire.
Tra i pionieri va certamente citata la nostra Maria Montessori.
Sotto il nome di “apprendimento attivo” si collocano in realtà tutta una serie di strategie di insegnamento che superano la classica lezione frontale, come il cooperative learning e la didattica laboratoriale.
Le metodologie attive che, se correttamente applicate, favoriscono l’inclusione: l’interazione tra gli studenti è maggiore e i frequenti scambi anche con il docente consentono di ottenere feedback quasi immediati rispetto al proprio operato.
D’altro canto, non tutti i docenti conoscono le metodologie attive e applicarle senza una precedente formazione può portare a risultati assai deludenti.
Anche i genitori, avendo ricevuto un’irruzione tradizionale, potrebbero non comprendere chiaramente proposte di insegnamento differenti.
Esempi di apprendimento attivo
Nella didattica laboratoriale lo studente lavora insieme agli altri, solitamente per la soluzione di un problema reale o per realizzare un progetto.
Non è necessario quindi avere a disposizione un laboratorio vero e proprio. Si tratta, piuttosto, di attività in cui la componente esperienziale è fondamentale.
Il tinkering è un ottimo esempio di didattica laboratoriale. Così come l’animazione alla lettura e l’attività di costruzione di un libro, magari proprio a conclusione di un percorso di animazione.
Su Missione Insegnante all’interno della rubrica Creo con Poko puoi trovare molte idee “Tinkering” adatte alla didattica laboratoriale.
Un esempio? Tempo di Pasqua… tempo di uova! La sfida STEM del lancio dell’uovo ha per tema centrale quello di imparare a utilizzare il minor numero di risorse possibili per raggiungere un obiettivo. E allora buona sfida a tutti!
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